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Roma, 11 Aprile – Lo scorso 6 aprile il Re di Norvegia Harald V è ricevuto in forma ufficiale a Palazzo Chigi dal Presidente del Consiglio Renzi. Nel cortile d’onore: tappeto rosso, picchetto militare, squilli di tromba e onori.

Dopo la rassegna congiunta del reparto militare, il Presidente Renzi tende la mano al Sovrano norvegese, con la baldanza che gli deriva dall’età e dalla soddisfazione per la sontuosità, appena offerta, nella accoglienza molto formale, all’ospite di riguardo.

Ma la baldanza è immediatamente sopita dall’imprevista reazione di Re Harald che, palesemente, non risponde all’approccio, lasciando la mano di Renzi sospesa nel vuoto per attimi interminabili, che suscitano, nel Nostro, un visibile imbarazzo, mascherato dall’immediato invito all’augusto Ospite ad offrirsi ai fotografi per l’immagine ufficiale dell’incontro.

I giornalisti hanno commentato negativamente il comportamento di Renzi ed individuato, nell’incidente, l’ennesimo errore del “cerimoniale”, che, fortunatamente, l’ufficio stampa di Palazzo Chigi è riuscito a non far comparire almeno nei telegiornali.

In realtà, appena due minuti prima, Sua Maestà aveva calorosamente scambiato una cordiale stretta di mano con Renzi, alla discesa dalla autovettura. E’, quindi, più probabile che “l’incidente”, accaduto subito dopo, sia stato frutto di un attimo di disattenzione regale.

Ma cosa dice il cerimoniale i queste circostanze: chi, eventualmente, avrebbe sbagliato e perché?

La regola di cerimoniale dice che deve essere sempre il ”superiore” a offrire, per primo, il proprio saluto, al quale l’interlocutore di minor rango risponde.

Non si da, quindi, la propria mano ad un re, ad una regina, ad un presidente di repubblica, ma si attende che siano loro a farlo.

Quindi Renzi, secondo i giornalisti, ignorando la regola, avrebbe sbagliato. Ma l’errore più grave, in questo caso, lo avrebbe eventualmente commesso il Re. Infatti, egli avrebbe dovuto superare il rigore formale e stringere quella mano che gli veniva offerta nel saluto, da questo anfitrione, che è il capo del Governo italiano.

Oltretutto, a scusante di Renzi, va detto che in tali occasioni di stato, il rango personale dei due partecipanti affievolisce, perché prevale il ruolo da ciascuno svolto nell’occasione concreta. Ed, in questo caso, trattandosi di incontro  bilaterale, ciascuno assumeva il ruolo di rappresentante della propria nazione.

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Il Presidente Renzi aveva, quindi, qualche motivo più che valido per porgere il primo saluto all’ospite. Perdoniamolo in ogni caso.  Tuttavia, la prossima volta…prima di tendere la mano al Re…

E perdoniamo anche il Re perché una piccola disattenzione nel corso di una visita lunga e articolata, può sempre capitare a chiunque, anche se di…sangue regale.

Gli unici da non perdonare sono i giornalisti che hanno interpretato malevolmente la scena.

Massimo Sgrelli
Già Capo del Dipartimento Cerimoniale di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri
Accademia del Cerimoniale